La post-verità grillo-leghista alla prova dei fatti

 

 

Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, Incisione, 1799.
Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, Incisione, 1799.

Se la post-verità è la narrazione di eventi che non sono mai esistiti o che vengono intenzionalmente distorti allo scopo di suffragare quella che si ritiene essere una realtà, allora si tratta di un fenomeno molto antico E’ pur vero però che solo di recente l’uso della post-verità si è esteso a tal punto da trasformarsi da strumento di propaganda a vera pratica di governo. E’ già accaduto con i grandi totalitarismi del Novecento ma il fenomeno, che sembrava estinto, tende invece a ripetersi oggi nel cuore stesso delle democrazie liberali. In America come in Europa. Ed in particolare in Italia.

Due i fattori catalizzatori: da un lato la modificazione radicale degli equilibri politici mondiali in rapporto alla globalizzazione e dall’altro l’avvento di nuovi e sempre più pervasivi mezzi di comunicazione di massa. Il primo fattore, la globalizzazione, ha aumentato la domanda politica di post-verità. Il secondo, l’avvento di mezzi mediali sempre più penetranti, ha permesso di gestirla.

Nel corso degli anni ’80 del Novecento la globalizzazione inizia a dispiegare tutti i suoi effetti. Man mano che il potere decisionale traslava dall’ambito politico a quello finanziario e dal livello locale a quello sovranazionale, una classe dirigente sempre più debole ed incapace di concepire nuovi meccanismi decisionali non trovava di meglio che proporsi sotto mentite spoglie ed inventare una narrazione che ne giustificasse la stessa esistenza. Non potendo vantare risultati, ha iniziato ad inventarli. Proprio perché la politica locale perdeva sempre più potere, essa aveva sempre più bisogno di presentarsi forte al giudizio degli elettori. Da qui una narrazione delle vicende basata su eventi intenzionalmente distorti o addirittura su fatti mai esistiti.

Nel recente passato, si pensi al mito della grande Serbia, la cui narrazione è servita a mascherare le vere ragioni (economiche) della guerra nella ex Jugoslavia. Un mito che scaturisce da un episodio giudicato alla stregua di elemento fondante, la battaglia della Piana dei Merli del 1389, che fu in realtà per i serbi una sconfitta rovinosa con poco o nulla di epico. Nello stesso periodo, la post-verità inizia ad attecchire all’interno delle stesse democrazie liberali (il berlusconismo risale a quell’epoca) innescando un meccanismo di lungo termine che infine è risultato nell’emergere dei movimenti neo-populisti, nell’evoluzione illiberale dei Paesi dell’est Europa,  nella Brexit, nella vittoria di Trump in America,  nel successo grillo-leghista in Italia.

E proprio l’Italia è il terreno sul quale si misurerà la capacità delle democrazie di rigettare il corpo estraneo della post-verità neo-populista. Di concreto sinora il governo grillo-leghista ha fatto poco e pure confuso (il cosiddetto decreto dignità). Per il resto solo chiacchiere. Perlopiù sulla questione dei migranti, divenuta l’ambito pressoché esclusivo di attività. Alla fine dell’anno si vedrà se il numero di sbarchi sarà diminuito oppure se sarà aumentato quello dei morti in mare. Intanto assistiamo al fuoco pirotecnico della post-verità con iniziative a ripetizione che una volta propagandate si perdono nel nulla. Così i porti chiusi annunciati da Salvini sono veramente tali? O è solo propaganda?

01Anche negli altri campi, ogni iniziativa del governo viene spacciata come epocale. Così è stato per il cosiddetto decreto dignità che, si è sostenuto, avrebbe determinato eventi virtuosissimi non precisati ma di portata addirittura storica. Salvo poi scoprire i danni prodotti. Salvini oggi ne chiede una revisione profonda in fase di approvazione parlamentare. Si tenta di contrabbandare per epocale persino le nomine alla Rai, in realtà il risultato di una volgarissima lottizzazione.  Ed anche in questo caso si ricorre alla distorsione dei fatti per sostenere una realtà presunta. Molto presunta. Così si esprime Alessandro Di Battista a proposito del futuro Presidente Rai: “Mi sembra un sogno: Foa è un uomo con la schiena dritta, un giornalista mai servo che si è battuto con coraggio contro le fake news”. In realtà Marcello Foa è un twittatore compulsivo e non esita a rimbalzare le bufale che girano in rete, tra le quali quelle in tema di migranti, artatamente concepite da una nota  “patriota” appartenente a Casa Pound (la stessa che ha inventato la storia delle unghie laccate della naufraga Josefa). Questo il livello del futuro Presidente della Rai, quello che secondo Di Battista sarebbe l’araldo che preannunzia l’avvento della corretta informazione.

Ma oggi quanto può reggere la post-verità? Ai suoi tempi Berlusconi poteva sostenere la sua incredibile narrazione per un tempo molto lungo disponendo sempre e comunque di almeno la metà dei mezzi di comunicazione di massa che ripetevano ossessivamente le sue “ragioni”, sapientemente costruite per essere vendute. Quando poi vinceva le elezioni nominava i direttori anche dell’altra metà delle televisioni ed il suo dominio diventava assoluto. In queste condizioni la post-verità berlusconiana poteva galleggiare per un tempo lunghissimo qualunque essa fosse. E così l’imprenditore che più di altri aveva approfittato dei legami con la vecchia politica, riusciva a presentarsi come il nuovo e come il campione del libero mercato. Lui che aveva sempre usufruito di favoritismi che nulla avevano a che fare con una sana economia di mercato. L’uomo capace di violare decine e decine di leggi, riuscì ad ammantarsi dell’aura della vittima di un complotto ordito dalla magistratura in combutta con poteri non meglio precisati. Il politico vacuo, senza nessun riferimento politico ed ideologico, si presentava come “liberale”, salvo poi divenire “popolare” per convenienza. Insomma Berlusconi riusciva ad essere tutto ed il contrario di tutto. Ma disponeva della totalità o quasi dei mezzi di comunicazione di massa.

Poi venne la rete e con essa i social, oggi divenuti i principali centri di irradiazione delle notizie (vere o false che siano). Certo anche i social possono essere manipolati come dimostra l’esperienza delle elezioni americane e la creazione, anche in Europa, di centri di diffusione di fake news ispirati a precisi orientamenti politici (perlopiù filo-russi). Ma indubbiamente con il web tutto risulta più difficile. La rete può essere inquinata ed infiltrata anche in modo massivo, ma la sua struttura liquida ed interattiva la rende più difficilmente controllabile. Almeno fino a quando gli snodi della rete saranno anche solo parzialmente liberi.

I grillini e la lega nei cinque anni di opposizione e in questi pochi mesi di governo hanno dimostrato di saper utilizzare in modo sapiente la post-verità. Ma oggi si trovano a dover sostenere una narrazione che si discosta sempre più dalla realtà. Una realtà  che non potrà essere occultata e che comunque verrà raccontata. Entro la fine dell’anno i grillo-leghisti dovranno rispondere delle mirabolanti promesse della campagna elettorale: dalla flat tax al reddito di cittadinanza, dall’abolizione della Fornero all’espulsione dei clandestini. Non c’è dubbio che verranno inventate e spacciate le post-verità. Così si parlerà di migliaia e migliaia di clandestini espulsi. Ma coloro che vivono nelle periferie delle grandi città racconteranno una realtà diversa. E tanto più la menzogna verrà affermata, tanto maggiore sarà l’irritazione delle persone. Lo stesso accadrà in ambito economico. Stante la incompatibilità dei programmi e la onerosità insostenibile degli stessi, difficilmente il governo riuscirà a produrre risultati minimamente concreti. Eppure sosterrà di averlo fatto o di poter ottenere nel breve periodo risultati mirabolanti. E quanto più lo farà, tanto più le persone gli volteranno le spalle. Quanto più il governo affermerà di aver conseguito successi epocali, tanto maggiore sarà il rifiuto degli elettori nei loro confronti. Non manca molto. Appena qualche mese. Sarebbe bene che le opposizioni si preparassero.

 

CDL, 1 Agosto 2018

 

 

 

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