La satira anti-italiana (quando gli immigrati eravamo noi)

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Figura 1. Memoria labile.
Figura 1. Memoria labile.

 

Figura 1. Memoria labile. La foto utilizzata in copertina ritrae un gruppo di girovaghi di Filignano (Is) intenti a suonare  in una strada di Varsavia. Risale presumibilmente all’ultima decade dell’Ottocento ed è tratta dallo splendido libro di Nicolino Paolino1 che approfondisce, con ricchezza di documentazione, le forme di emigrazione definite “patologiche” ed in particolare la tratta dei fanciulli. Eppure anche questi aspetti così tragicamente dolorosi della nostra storia sembrano sfumare nella memoria giungendo, in qualche caso, alla cancellazione definitiva. Un meccanismo di rimozione forse comprensibile ma che non giustifica certo la tendenza, diffusa nel nostro Paese, a dimenticare che il dramma odierno dei migranti è stato già vissuto da milioni di nostri connazionali che dovettero patire l’indigenza assoluta, l’ostracismo delle popolazioni ospiti, pogrom e veri e propri linciaggi, condizioni di lavoro proibitive, polemiche molto crude e nella stragrande parte dei casi ingiuste, talora francamente razziste. Proprio il trattamento riservato a molti, troppi, migranti che giungono oggi in Italia.

Si è così pensato di ripercorrere quel tratto della nostra storia e di farlo attraverso lo strumento particolarmente espressivo della satira. E questo perché la satira, che pure rappresenta il pensiero soggettivo dell’autore, ha la necessità in misura maggiore rispetto ad altri generi letterari di rivolgersi alla totalità del pubblico e, quindi, di dover interpretare in qualche modo le idee prevalenti nell’immaginario popolare. Nel 1900 Henry Bergson scriveva: «Il riso nasconde sempre un pensiero nascosto d’intesa, direi quasi di complicità, con altre persone … Il riso deve rispondere a certe esigenze della vita in comune. Il riso deve avere un significato sociale»2.

A ben vedere, la satira costituisce anzi il solo strumento oggi a disposizione per ricostruire l’impatto che l’emigrazione ebbe sulla vita ed i costumi delle persone dell’epoca. Se le analisi storiche sono importanti ai fini della ricostruzione dei macro-eventi, la satira rileva gli umori ed i sentimenti che pur avendo carattere generale mantengono una dimensione individuale e aggiungono così un’ulteriore fondamentale tessera al quadro documentario. Un po’ come la psicologia (individuale) costituisce il necessario completamento della sociologia (collettiva). Questo il rapporto tra satira e storia.

E d’altra parte non si può non ammettere l’importanza storica del modo in cui le persone vissero i grandi eventi. Lo studio dell’impatto psicologico che il fenomeno ebbe nelle comunità di arrivo e di riflesso sugli stessi migranti, è utile a comprendere le dinamiche che innescarono politiche di accoglienza rigidamente regolamentate e dai caratteri certo non umanitari da parte dei Paesi riceventi e strategie di controllo niente affatto limpide da parte delle Nazioni serbatoio dell’emigrazione. Nell’ambito della satira, la forma verbo-visiva e segnatamente la vignettistica hanno una potenza espressiva che meglio si presta a cogliere l’immediatezza dei sentimenti e delle emozioni delle persone.

La collezione di vignette trovate sull’argomento è stata ripartita, con una qualche arbitrarietà, in quattro gruppi: derisioni ed offese, i linciaggi, la questione sociale, gli aspetti politici.

 

Derisione ed offese

Negli Stati Uniti la satira è diretta principalmente contro gli immigrati irlandesi ed i cinesi ma anche gli italiani e gli ebrei non vengono risparmiati. Non di rado la polemica assume caratteri francamente razzisti. Cenciosi, malavitosi, disonesti: così spesso vengono rappresentati i nostri connazionali che a milioni migrarono verso la terra promessa. Ma la grande parte degli italiani emigrò per lavorare. In condizioni sempre difficili, talora francamente schiavistiche. Essi tennero alto il nome dell’Italia e, in molti casi, ottennero per sé e per le proprie famiglie migliori civili condizioni di vita. Una parte certamente minoritaria degli emigranti italiani divenne veicolo di esportazione della mafia e delle altre organizzazioni criminali. Negli Stati Uniti ma non solo. Ma assolutizzare questa colpa ed attribuirla a tutti diventa razzismo. Esattamente come si rischia di fare oggi con gli immigrati islamici. Il titolo di Libero all’indomani degli attentati di Parigi “Bastardi islamici” è razzista proprio perché attribuisce a tutti i musulmani una connotazione che è di pochissimi. E lo fa su una base etnico-religiosa. Razzismo puro.

Figura 2. Musicanti da strapazzo. Su un settimanale satirico di Londra, “The Punch” (Il Pulcinella), l’otto Agosto 1863 appare a firma di John Leech questa “Scena da una finestra dello studio”. Una strada, altrimenti tranquilla, è infestata da musicanti con organetti. Al centro un insetto, a rimarcarne la natura parassita. Abitualmente considerati savoiardi (tra i primi ad usare l’organetto), i musicanti potrebbero in realtà provenire da qualsiasi parte d’Italia. Quello di suonatore d’organetto era un mestiere pressoché esclusivo degli italiani. La vignetta esprime tutto il disprezzo di John Leech, pittore e caricaturista, in quella fase già malato di mente e particolarmente sensibile al rumore. Tuttavia, al di là della vulnerabilità personale dell’autore, la musica da strada era fortemente disprezzata e osteggiata dagli intellettuali dell’età vittoriana, a cominciare da Charles Dickens, peraltro amico molto stretto di Leech3. Il nome della rivista deriva da Mr. Punch, una marionetta che trae origine da Punchinello, anglicizzazione del Pulcinella della commedia dell’arte. Tuttavia non sembra proprio che questo retaggio culturale italiano abbia indotto John Leech a giudizi più clementi.

Figura 3. Regali umilianti. Leslie’s Weekly, 18 Gennaio 18734. Il settimanale di New York così ritiene di celebrare il nuovo anno: i regali agli immigrati italiani sono gli strumenti dei mestieri poveri che essi erano costretti a svolgere.

Figura 4. Ambulanti miserabili. Michael Angelo Woolf, Life Magazine5. Il 10 Dicembre 1881 il settimanale umoristico di New York propone un fumetto: “Un simpatico compagno: Ma che sei impazzito, Bartolozzi?”. Scene di vita degli italiani in America. Un gruppo di italo-americani si rivolgono ad un suonatore di organetto che, disperato, siede sullo strumento con la faccia tra le mani. Vicino a lui una scimmia ubriaca che ha appena ingurgitato una bottiglia di vino. Il testo prosegue con Bart che risponde: “Matto? Guarda questa dannata scimmia. S’è scolata una bottiglia di chianti e dovrò aspettare due o tre giorni prima di poter tornare in strada a suonare l’organetto”. Esibizioni da circo più che musica di strada.

Figura 5. Girovaghi molesti. Il settimanale satirico americano “Judge Magazine” pubblica il 27 maggio 18826 una vignetta che rappresenta uno dei mestieri più frequentemente praticati dagli emigranti italiani, il suonatore ambulante, con il sottotitolo “Un’epoca di macchine infernali ma questa è la peggiore di tutte”. Accanto all’ambulante un bambino il cui atteggiamento scanzonato serve ad ignorare la questione del lavoro minorile e della tratta dei fanciulli.

Figura 6. Assassini. The Mascot, New Orleans, 13 Aprile 18897. I risultati della politica di accoglienza in America: “Miserabili, vagabondi, assassini e altra feccia europea e asiatica. Rifiutati altrove, sono facilmente sbarcati qui”. In primo piano un italiano con un coltello insanguinato ed inciso dalla parola “vendetta”. 

Figura 7. Un barbiere imbroglione. The Puck Magazine, settimanale satirico di New York, pubblica il 14 gennaio 1891 un’illustrazione corredata dalla didascalia “L’espatriato italiano conta di farci la barba”. La frase non sembra tanto riferita alla figura del barbiere, che pure era uno dei mestieri frequentemente esercitato dagli italiani, ma sottintende un “farla in barba” 8. La rivista prende il nome dall’elfo protagonista della commedia di Shakespeare “Sogno d’una notte di mezza estate”. Si distinguerà per una satira molto dura nei confronti degli italiani.

Figura 8. Mafiosi. Litografia di Grant E. Hamilton apparsa il 4 Aprile 18919. Il titolo: “Dove è la colpa”. Un uomo vestito da giudice, con il cilindro in mano, dice a Zio Sam: “Se l’immigrazione fosse stata correttamente limitata non dovresti più preoccuparti dell’anarchia, del socialismo, della mafia e di altri simili maledizioni”. E indica un’orda di immigrati appena sbarcati qualificati come: socialista tedesco, anarchico russo, vagabondo polacco, brigante italiano, galeotto inglese, irlandese miserabile. Un accigliato Zio Sam si appoggia ad un edificio pubblico. Ai suoi piedi è posto un elenco dei mali di cui soffre l’America: mafia a New Orleans, anarchici di Chicago, socialisti a New York.

Figura 9. Arrotino complice. Vignetta pubblicata il 4 Aprile 1891nell’Illustrated American Magazine, mensile di New York10. Il titolo “Affilando lo stiletto di un assassino di New Orleans” fa riferimento all’omicidio del sovraintendente di polizia di New Orleans David Hennessy avvenuta il 25 Marzo 1891 e di cui furono accusati alcuni italiani. Sulla vicenda si vedano le Figure 24 e 25.

Figura 10. Venditore di scope ma camorrista. Illustrated American Magazine, 4 aprile 189111. Il titolo: “Venditore di scope camorrista nel quartiere italiano”. Come se i camorristi si dedicassero ai lavori umili. Un’offesa del tutto gratuita.

Figura 11. Poco di buono. Una rappresentazione dell’italiano “tipico”, così come era percepito all’epoca in America, in un disegno di André Castaigne (1897-1898) riportato in un articolo di una rivista storica della Louisiana pubblicato di recente12.

Figura 12. Facinorosi. Verdens Gang (Il Corso del Mondo), quotidiano norvegese, 1902. La caricatura raffigura due dei migranti italiani che a bordo di navi provenienti da Anversa facevano tappa in Norvegia, presso il porto di Kristiana, prima di iniziare il lungo viaggio transatlantico che li avrebbe condotti in Canada. Il 7 Aprile 1902 alcuni dei trecento italiani a bordo della nave si erano resi protagonisti di un tafferuglio con la folla (migliaia di persone) che attendeva l’imbarco di cinquecento operai norvegesi. Il giorno seguente, quando i lavoratori norvegesi furono fatti salire, si ebbero ulteriori tumulti e diversi furono i feriti. Sull’episodio la stampa locale ebbe a soffermarsi descrivendo gli emigranti italiani vestiti con abiti laceri, avvolti nelle coperte nonostante il caldo primaverile, pronti a combattere come animali per conquistare quel poco che dal molo riuscivano a tirare sul ponte13. Date le condizioni del viaggio la descrizione non è probabilmente lontana dal vero. Certo sarebbe stato interessante  un confronto con gli emigranti norvegesi che pure non dovevano brillare per eleganza e affabilità.

Figura 13. La fogna del mondo. “Una discarica fuori legge”. Vignetta pubblicata sul Judge Magazine nel 190314 che evoca la paura del socialismo, dell’anarchia e della mafia importati direttamente dai bassifondi europei. D’altronde pesava ancora l’omicidio del Presidente William McKinley avvenuto nel 1901 per mano di un anarchico polacco. Tuttavia occorre anche considerare che la rivista, di orientamento repubblicano, era particolarmente polemica con gli immigrati i quali, una volta acquisito il diritto di voto, finivano per sostenere in massima parte i democratici.

Figura 14. Falsari. Judge Magazine, 27 Agosto 190415. Come indica il titolo si parla di “fare i soldi”, guadagnati o falsificati. Dice Tommaso: “Peppo Skinnolino sta facendo tanti soldi”. Risponde Tobasco: “Con la scimmia e l’organetto o a casa sua, nella stanza sul retro, zitto zitto?”

Figura 15. Guadagni facili. The Puck Magazine, 24 ottobre 1906. Vignetta riferita all’arricchimento degli emigranti italiani, così rapido da risultare sospetto16. Titolo: “Accade tutti i giorni”. Scena 1. Nativo americano (in prossimità del molo): “Italiani in arrivo. Ma come caspita pensano di vivere?”. Il suo compagno: “Lo sai che non vivono come noi”. Scena 2. Ed infatti un paio d’anni dopo…

Figura 16. La mano nera. Caricatura di Samuel D. Ehrhart pubblicata su The Puck Magazine del 2 Giugno 190917: lo stolto pifferaio. Zio Sam suona il piffero della “molle legislazione sull’immigrazione” trascinandosi dietro un’orda di ratti etichettati come assassini, ladri, truffatori, criminali, ecc. Spicca il simbolo della mano nera italiana. Sullo sfondo i governanti dei Paesi di origine esultano.

Figura 17. Ancora la mano nera. Vignetta, pubblicata nel 1909 sul Life Magazine18. Mostra un affiliato alla Mano nera che commette un omicidio e sberleffa lo Zio Sam. Eloquente il sottotitolo: “Svegliati, Zio Sam!”.

Figura 18. Sempre la mano nera. Judge Magazine, 22 Maggio 190919. Il consumatore americano, indicando un italiano affiliato alla Mano Nera, si rivolge ad uno Zio Sam impassibile: “Perché non tassi lui?”. Alludendo, neanche troppo velatamente, al fatto che ormai l’America fosse stata infiltrata e corrotta dalla delinquenza organizzata.

Figura 19. Guappi. Life Magazine, 191120. Wop è un termine offensivo dello slang, specificatamente rivolto agli italiani, che sta per guappo o cafone. Deriva da “WithOut Passport o WithOut Papers” (senza passaporto o senza documenti) ma la pronuncia anglosassone uàp fa esplicito riferimento alla parola “guappo”. La descrizione: “un chilo di spaghetti e una bandana rossa, lo stiletto e i pantaloni di velluto; aggiungi l’aglio da inghiottire a grandi bocconi e un talento a lustrare stivali”.

Figura 20. Mafiosi e girovaghi. Vignetta tratta dal Museo dell’emigrazione italiana21. Pubblicata su una rivista inglese rappresenta un musicista di strada con una scimmietta sulla spalla. Sul manifesto che annuncia “La grande opera tedesca” l’ambulante affigge un foglio con su scritto: “Wagner se n’è dovuto andare per ordine della mafia”. La vignetta forse fa riferimento al fatto che Wagner ultimò il Parsifal presso il Grand Hotel et des Palmes di Palermo nel quale soggiornò tra il novembre 1881 e il marzo 1882. Anni dopo, nel 1957, la sala Wagner dell’albergo fu la sede di uno storico incontro della mafia italiana ed americana. Se così fosse la vignetta dovrebbe risalire agli anni ’50 del secondo dopoguerra anche se la figura dell’ambulante sembra collocabile in un periodo antecedente, quello della prima emigrazione (a cavallo tra il XIX ed il XX secolo) sostenuta da un gran numero di girovaghi.

Figura 21. I morti nella spazzatura o italiani spazzatura? L’immagine è riprodotta sulla copertina del libro di Tommy Boccafucci “Italian Joke Box” 22 ed è tratta da un giornale australiano del secondo dopoguerra. Le battute: “Perché ai funerali italiani ci sono solo due necrofori?”; “Perché i bidoni della spazzatura hanno solo due maniglie”. Dubbia l’interpretazione. I due italiani potrebbero essere mafiosi e la sepoltura nella spazzatura un riferimento all’abitudine della mafia di far scomparire i cadaveri delle vittime. Oppure i due personaggi sono veramente necrofori ma questo significherebbe che gli italiani, anche morti, sono spazzatura. In ogni caso la vignetta non è propriamente amichevole nei confronti degli italiani.

Figura 22. El cocoliche. Personaggio comico del teatro popolare argentino che scimmiottava i comportamenti ed il modo di parlare degli emigranti italiani. In Argentina gli italiani arrivarono in massa tra il 1880 ed il 1930 ed in breve tempo divennero circa la metà della popolazione. Tuttavia l’italiano non divenne mai la lingua parlata perché essi in realtà si esprimevano attraverso una pluralità di dialetti. Così gli emigranti finirono per parlare una lingua mista di spagnolo e dialetto da cui nacque la figura di Francesco Cocolicchio, uno dei personaggi del “sainete” (rappresentazione comica in un solo atto). Si trattava di un operaio calabrese che nel tentativo di parlare spagnolo finiva per usare una lingua incomprensibile intrisa di termini dialettali. El cocoliche, un po’ spaccone e un po’ grottesco, divenne il simbolo degli italiani che tentavano di adattarsi alla nuova vita. Un’altra lingua parlata dagli italiani nei quartieri malfamati di Buonos Aires era il lunfardo, rispetto al cocoliche più caratterizzato in senso malavitoso. La figura riportata rappresenta una delle tante versioni de “el cocoliche”23.

 

I linciaggi


La storia dei pogrom e dei linciaggi di cui furono vittime gli immigrati italiani è purtroppo molta lunga. Un censimento, probabilmente parziale, è riportato in diversi testi e segnatamente in “L’orda” di Gian Antonio  Stella24 e “Corda e sapone” di Patrizia Salvetti25.

Figura 23. Pugno di ferro. Il settimanale illustrato The Wasp, pubblicato a San Francisco, si era specializzato nella polemica spesso feroce verso l’immigrazione cinese26. Già il nome, the Wasp (letteralmente la vespa) faceva chiaro riferimento all’acronimo White Anglo-Saxon Protestant ad indicare il tema prevalente trattato nella rivista e costituito dalla difesa degli interessi del nucleo americano originario. Con un’evidente connotazione razziale e religiosa. Il 4 Agosto 1888, la rivista  pubblica una vignetta nella quale cinesi e italiani vengono accomunati per essere contrapposti alla comunità Wasp. La firma è costituita da una W la cui grafia ricorda l’autore di altri disegni, Walter. Essa mostra un colono bianco americano che tiene in pugno un immigrato cinese e uno italiano. Il sottotitolo: “Quello che vorremmo vedere”. Un’esaltazione della politica del pugno di ferro che non tarderà a produrre frutti.

Figura 24. Un trattamento speciale. The Mascot, New Orleans, 7 Settembre 188827. Il titolo, posto nel mezzo, afferma “A proposito della popolazione italiana”. I riquadri superiori mettono in ridicolo alcune abitudini: la puzza dei piedi, i locali sovraffollati adibiti a dormitorio, le aggressioni di cui erano protagonisti gli emigranti e definite sarcasticamente “piacevoli passatempi pomeridiani”. I riquadri inferiori suggeriscono il modo di “smaltire” gli italiani: gettati a mare chiusi in una gabbia o catturati come animali. Anche questo invito alla maniere spicce non rimarrà inascoltato.

Figura 25. I linciaggi. Nella copertina del settimanale newyorkese Puck Magazine del 25 marzo 1891, il fumettista Louis Dalrymple rappresenta la Mafia che terrorizza la giuria del processo per l’omicidio del sovraintendente di polizia di New Orleans David Hennessy28. Dell’assassinio erano stati accusati 19 italiani di origine siciliana, poi assolti al termine del dibattimento per l’assoluta mancanza di prove. L’episodio, narrato ne “L’Orda” di Gian Antonio Stella29, suscitò una vasta protesta nella popolazione autoctona. Il 14 Marzo 1891, una moltitudine di persone (tra le 3.000 e le 20.000) si riunirono in piazza e sotto la guida dell’avvocato William Parkerson assaltarono la prigione dove erano ancora detenuti undici italiani: due furono impiccati, gli altri assassinati a fucilate. Altri tumulti violentemente razzisti si ebbero nei giorni seguenti. Il Presidente Benjamin Harrison fu tra i pochi a mantenere i nervi saldi definendo il linciaggio “un’offesa contro la legge e l’umanità” e proponendo il risarcimento per i familiari delle vittime. Ricevette in cambio una richiesta di impeachment, una polemica feroce e l’accusa di sperperare i soldi pubblici per ricompensare degli assassini. Perse le successive elezioni presidenziali. Gli autori dell’eccidio rimasero impuniti.

Figura 26. Diplomatici da strapazzo. A seguito dell’eccidio di New Orleans il governo italiano, pressato dall’opinione pubblica nazionale, chiese giustizia protestando vivacemente per la lentezza e la cautela delle indagini. La tensione con il governo americano crebbe sino alla rottura delle relazioni diplomatiche ed il richiamo in patria dei rispettivi ambasciatori30. Il 12 Aprile 1891 il “Philadelphia Inquirer” pubblica sull’argomento due vignette31. Nella prima, “I La causa”, si vede Rudinì, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, che elemosina suonando l’organetto, l’ambasciatore italiano a New York Fava con le sembianze di scimmia ed il Re Umberto I  che vende noccioline. Il Segretario di Stato americano Blaine  rovescia il tavolo della mercanzia. Il sottotitolo è eloquente: ”la fine delle certezze italiane. I diplomatici dilettanti avevano trovato la propria strada sino a quando Blaine intervenne e rovesciò la situazione”. Il riferimento è ai mestieri di strada praticati dagli immigrati italiani e rappresentati nelle sembianze di suonatori ambulanti e venditori vari con cui sono mascherate le autorità governative. Nella seconda vignetta, dal titolo “II L’effetto”, si vedono le conseguenze della tensione tra Italia e Stati Uniti: Rudinì ed Umberto I sono intenti ad affilare uno stiletto, l’arma tipica della malavita italiana; l’ambasciatore Fava è ancora raffigurato sottoforma di scimmia innocua; a terra giacciono armi assai poco minacciose tra le quali un cannone giocattolo. Il sottotitolo chiosa sarcasticamente: “il sangue italiano che ribolle”. Immagini che irridono ad un Paese giudicato ridicolo. L’inchiesta delle autorità americana non darà alcun esito e gli imputati saranno tutti prosciolti. Qualche anno dopo, il 21 Luglio 1899, a Tallulah, in Lousiana, verranno linciati altri cinque italiani di origine siciliana: Francesco Fatta (30 anni), Giuseppe Fatta (36 anni), Pasquale Fatta (54 anni), Rosario Fiduccia (37 anni), Giovanni Cerami (23 anni). I motivi assolutamente futili32. I cinque italiani verranno impiccati e i cadaveri oltraggiati  a fucilate.

 

La questione sociale

Alienazione umana, marginalità sociale, mendicità, tratta dei fanciulli, prostituzione, istruzione. E soprattutto un lavoro durissimo al servizio di padroni, caporali, strozzini, sfruttatori vari. Un elenco appena sommario delle questioni sociali di cui pativano le comunità italiane all’estero. Delle riviste che trattarono questi argomenti, merita un cenno a parte il settimanale svizzero Nebelspalter che nelle sue rappresentazioni, colte e profonde, va sempre oltre gli stereotipi per affrontare le questioni sociali che l’emigrazione drammaticamente comportava. Anche stigmatizzando quei comportamenti, come quello di non mandare i figli a scuola, che diventavano incongrui o francamente devianti nel nuovo contesto nel quale gli italiani venivano a trovarsi. Ma sempre con una evidente partecipazione empatica.

Figura 27. Un silenzio assordante. Henry Meyer, illustrazione apparsa su Le Petit Journal del 29 marzo 1896. Emigranti italiani presso la stazione ferroviaria di Saint-Lazare a Parigi32. Una scena dominata dalla smarrimento e dal mutismo dei personaggi. L’estraniazione totale: questo il punto di partenza degli emigranti italiani. Talora anche quello di arrivo.

Figura 28. Mendicità e lavoro. Immagine pubblicata il 1 Febbraio 1873 dall’Harper’s Weekly di New York con il sottotitolo “Immigrati italiani a New York” 34. Vengono riportati due disegni di Paul Frenzeny. Il primo rappresenta una famiglia italiana dedita alla mendicità ed è corredato dalla scritta “quando esercitano i vecchi mestieri nel nuovo paese”. Il secondo raffigura operai italiani impegnati in un duro lavoro “quando assumono lo stile americano di guadagnarsi il pane quotidiano”.

Figura 29. Piccoli schiavi. Charles Maurand, Harper’s Weekly, 13 Settembre 187335. “I ragazzi italiani di New York. Il supplizio dell’addestramento”. In una soffitta un uomo frusta un bambino per indurlo ad imparare mentre altri sono già impegnati a suonare. Alla parete è affisso un quadro che forse ritrae Garibaldi. Sul muro la scritta: “Evviva l’Italia”. La scena ricorda l’Oliver Twist di Charles Dickens. Tutto il mondo è paese.

Figura 30. Assenteismo scolastico. Lo svizzero “Nebelspalter” (Fendinebbia), nato con un orientamento progressista sotto forma di “settimanale illustrato satirico-umoristico” (così recitava il sottotitolo), pubblica una vignetta anonima il 22 gennaio 189836. Il titolo: “Evviva! A Zurigo i ragazzi italiani costretti ad andare a scuola”. Nel testo il piccolo italiano (tschnigg) si esprime in modo particolarmente sgrammaticato: “Noi non vuole andare a squola, vuole portare sacchi di malta, mangiare polenta sulle impalcature. Ricevere soldini il sabato essere molto meglio. La squola non serve a niente”37. La vignetta, senza scadere in toni razzisti, esprime una triste realtà sociale dell’epoca: l’abitudine di molte famiglie italiane che, non solo in Svizzera ma anche in patria, preferivano mandare i figli a lavorare sebbene mancassero delle basi minime dell’istruzione.

Figura 31. Emigranti di insuccesso. Willy Lehmann-Schramm, Nebelspalter, 5 maggio 1894. Titolo: “Gli spiccioli degli italiani”. Una famiglia italiana torna tristemente in patria senza aver guadagnato granché. Intanto gli svizzeri esultano. Una riflessione amara dal significato forse più anti-svizzero che anti-italiano.

Figura 32. Italiche canaglie. Vignetta pubblicata da Willy Lehmann-Schramm sul Nebelspalter del 9 giugno 1894 con il titolo: “Quadretto di italiche canaglie”. Cenciosi, ubriaconi, sfaccendati ma anche amanti della musica e della famiglia. Tutto sommato simpatici.

Figura 33. Deportazioni. Fritz Boscovits, Nebelspalter, 18 Maggio 1901. “La nuova odissea degli italiani a Basilea ovvero il vanto del capitalismo”. Non è chiaro quale avvenimento sia rappresentato nella figura. Con molta probabilità ci si riferisce alle reiterate forzate espulsioni degli italiani dalla Germania dove essi erano stati chiamati non tanto e non solo per bisogno di mano d’opera quanto piuttosto per calmierare le rivendicazioni degli operai tedeschi. Questa l’interpretazione del deputato Gustavo Chiesi, eletto a Forlì con i voti repubblicani e socialisti, in una interrogazione parlamentare del 10 Giugno 190138. Quando tale necessità era venuta meno, gli emigrati italiani erano stati forzosamente fatti salire sul treno e spediti a Basilea per essere rimpatriati. Il viaggio verso l’Italia, senza cibo e servizi igienici, fu una vera odissea anche per la mancata assistenza da parte delle autorità italiane lungo il tragitto.

Figura 34. Vietato agli italiani. Hans Sigg, Neberspalter, 31 Agosto 1960 “Stanze in affitto (non agli italiani!). La coscienza svizzera oggi. L’Italia è in pieno boom economico. I lavoratori italiani sono merce rara”. Nonostante l’impetuosa crescita economica dell’Italia, gli italiani continuano a non essere graditi nemmeno come clienti.

Figura 35. Tratta delle bianche e prostituzione. The Day Book, quotidiano pubblicato a Chicago, riporta questa vignetta di Will Dyson il 13 Marzo 191339. La tratta delle bianche finalizzata al mercato della prostituzione riguardava in quegli anni in particolare l’Italia e la Francia. Napoli era il principale porto da cui avvenivano le partenze40.

Figura 36. Lavoratori contro. Ancora The Wasp sull’immigrazione il 12 maggio 1888 a firma di Walter41. L’argomento è quello del “Pauper labor” ovvero dei bassi salari percepiti dai lavoratori stranieri che penalizzano i lavoratori autoctoni. Nel titolo lo Zio Sam si rivolge a Grover Cleveland: “Signor Presidente avete perso tutto il carico che bisognava salvare”. Cleveland, intento a guidare un carro stracolmo di lavoratori stranieri, anche italiani, non si accorge che a cadere è proprio l’operaio americano. Il presidente americano era notoriamente favorevole alla politica dell’immigrazione ed aveva persino opposto il veto presidenziale ad una proposta di legge, già approvata da Camera e Senato, che introduceva criteri molto restrittivi

Figura 37. Il Padrone. Il settimanale americano Leslie’s Weekly pubblica in data 11 Agosto 188842 un disegno che raffigura il “padrone”.  Il processo di emigrazione dall’Italia era gestito da un insieme di figure ai limiti della legalità e spesso francamente criminali: faccendieri, agenti e sub-agenti dell’emigrazione, intermediari vari, caporali, manutengoli, strozzini. Moltissimi emigranti finivano per lavorare in condizioni di schiavitù alle dipendenze di un “padrone” cui erano legati, sin dalla partenza dall’Italia, da un contratto privatistico che imponeva loro una tangente sul salario, l’alloggio obbligato, l’imperativo di acquistare merci solo in alcuni spacci. Quello degli emigranti chiamati in America “a contratto” divenne un problema enorme di cui dovettero occuparsi più volte sia il governo americano che quello italiano.

Figura 38. Lavoratori a contratto. Western Mail, Perth (Australia), 190443. Emigranti italiani che sbarcano in Australia con al piede la palla del contratto firmato in Italia.

 

Gli aspetti politici

Molteplici gli aspetti politici dell’immigrazione italiana nel mondo. La preoccupazione che la rappresentatività politica venga inquinata dal peso elettorale di immigrati indegni di esprimersi; la reazione identitaria nelle popolazioni autoctone; la paura che gli italiani siano veicolo di violenza politica. Insomma, più o meno le stesse angosce su cui hanno fondato la loro fortuna i movimenti neo-populisti nell’Europa di oggi.

Figura 39. Indegnità politica. L’indegnità politica degli emigranti è ben rappresentata in questa vignetta apparsa su una rivista di Chicago, The Ram’s Horn, il 31 Ottobre 189644. Dice il “cittadino” americano: “Che peso può avere il mio voto contro questo profluvio di ignoranza, stolidità e frode?”. In fila per la naturalizzazione, il solito italiano girovago munito di organetto e scimmia al seguito.

Figura 40. Un partito anti-italiano. A.M. Cay (Alexander M. Kaiser), Nebelspalter, 11 settembr0e 1963. Nasce addirittura un partito anti-italiano. Sebbene, secondo l’autore della vignetta, difficilmente avrà un seguito.

Figura 41. Anarchici europei. Il fumetto, a firma di James P. Alley e pubblicato il 5 Luglio 1919 dal Memphis Commercial Appeal, raffigura un anarchico “europeo” dall’aspetto terrificante che si appresta a far saltare in aria la Statua della Libertà45. Il titolo: “Venite a me, o voi oppressi” stigmatizza la politica di accoglienza degli Stati Uniti. Nell’immaginario americano gli anarchici erano russi o polacchi. Ma talora anche italiani. La vignetta del Commercial Appeal compare nel pieno della fase del “Terrore rosso” che si diffuse in America dopo la rivoluzione bolscevica e ben rappresenta il clima generale in cui, qualche anno dopo, Sacco e Vanzetti verranno arrestati, processati e giustiziati.

Figura 42. Anarchici italiani. Il Secret Service era una collana di romanzi gialli definiti “dime” (da dieci centesimi, a basso prezzo), antenati dei nostri tascabili, nei quali due detective, il giovane ed il vecchio King Brady, erano impegnati in varie avventure. La storia pubblicata nel numero 98 del 7 Dicembre 1900 coinvolge un gruppo di anarchici russi ed italiani che progettano un attentato al Presidente (naturalmente sventato dai due detective)46. Gli agitatori anarchici italiani non furono pochi negli Stati Uniti: da Giuseppe Ciancabilia (1872-1904) a Luigi Galleani (1861-1931) e a Carlo Tresca (1879-1943) sino, naturalmente, a Sacco e Vanzetti. Tuttavia sarà un anarchico polacco ad uccidere, nel 1901, il presidente William McKinley. Ma ormai gli italiani, oltre che mafiosi, sono divenuti anche anarchici bombaroli.

Figura 43. Una prova schiacciante contro Sacco e Vanzetti. Fred Ellis, “The daily worker”, 2 Agosto 192747. Una prova schiacciante condanna Sacco e Vanzetti: quella di essere anarchici. Sebbene il quotidiano newyorkese fosse di orientamento dichiaratamente comunista, l’immagine riflette un sentimento più generale che si era sviluppato progressivamente in America nel lungo periodo che trascorse tra la sentenza di primo grado, il verdetto finale e l’esecuzione (dal 1921 al 1927). Se Sacco e Vanzetti furono condannati senza prova alcuna è perché l’America doveva placare la sua ossessione del “Terrore rosso”. Un ossessione che però, nella fase finale del processo, coinvolgeva più la classe politica che l’opinione pubblica. E forse a segnare il declino di quel ciclo politico contribuì anche la vicenda di Sacco e Vanzetti. Infatti, già nel corso del processo si formò in ampi settori dell’opinione pubblica americana e mondiale la convinzione della assoluta estraneità di Sacco e Vanzetti ai fatti addebitati. Vibranti e reiterate furono le proteste di vasti settori dell’opinione pubblica. Persino il governo fascista ritenne di dover intervenire più volte. La esecuzione dei due anarchici italiani suscitò tumulti in Francia, in Inghilterra, in Germania e negli stessi Stati Uniti. A Boston migliaia di persone protestarono per giorni lungo le strade. L’eco della vicenda non si spegnerà mai e nel 1977 il Governatore del Massachusetts Michail Dukakis ritenne di dover riabilitare ufficialmente i due italiani. Sacco e Vanzetti pagarono la loro fede anarchica. Ma non solo. Nella vicenda fu decisiva la loro origine italiana. Nel corso del processo, il 19 Aprile 1927, qualche mese prima del verdetto finale, Vanzetti ne mostrerà piena ed orgogliosa consapevolezza: «…la mia convinzione è che ho sofferto per questioni di cui non mi sento colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, ed io sono veramente un radicale; ho sofferto perché sono Italiano, e davvero io lo sono. Ho sofferto di più per la mia famiglia e per il mio amico che per me; ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi poteste giustiziarmi due volte ed io potessi rinascere altre due volte, mi piacerebbe vivere di nuovo per rifare quello che ho fatto»48.

Figura 44. Una giustizia sanguinaria. William Gropper, “The new masses”, rivista marxista pubblicata a New York nel periodo 1936-194849. “Questo è il Massachusetts!”. Il giudice Webster Thayer dichiara “Solo una cosa può fare questa corte: inviare Sacco e Vanzetti alla la sedia elettrica”. Ingiustizia è fatta.

 

CDL, 1 Gennaio 2016

 

1. Nicolino Paolino. La tratta dei fanciulli. Isernia. Isernia, Cosmo Iannone editore, 2007.

2. Henry Bergson. Il riso: saggio sul significato del comico. Parigi, Revue de Paris, 1900. Milano, Feltrinelli, 1990, p. 15-16.

3. Si veda in proposito: John M. Picker. The soundproof study: victorian professionals, work space, and urban noise. 1999-2000. Dal testo è tratta la vignetta di John Leech.

4. La vignetta è pubblicata in: Salvatore J. LaGumina, Wop! A documentary history of anti-italian discrimination, Toronto, Guernica, 1999, p 21.

5. Immagine tratta da: Collezione di Caroline and Erwin Swann di caricature e fumetti della Library Congress.

6. Immagine riportata nel testo: Kennett Gullotta, The fall and rise of italian american modernist fiction, Ann Arbor, Michigan, ProQuest LLC, 2008, p. 52.

7. L’immagine è tratta dall’archivio Wikimedia Commons.

8. Immagine tratta dall’archivio Hathitrast’s Digital Library.

9. Immagine tratta dall’archivio della  Library of Congress.

10. Immagine tratta dall’archivio di The Illustrated America.

11. Immagine tratta dall’archivio di The Illustrated America.

12. Disegno di André Castaigne, riportato in: Alan G. Gauthreaux. An inhospitable land: anti-italian sentiment and violence in Louisiana, 1891-1924. Louisiana History: The Journal of the Louisiana Historical Association, 51: 41-68, 2010.

13. Si veda in proposito “Norway Eritage, Free passage to North-America

14. Riportata in: Sharon Ann Musher. What do immigrants look like? Lessons plans. Stockton University. New Jersey, USA.

15. La vignetta è pubblicata in: Salvatore J. LaGumina, cit., p. 9.

16. L’immagine è tratta dal libro: Salvatore J. LaGumina, cit., p 181.

17. Immagine tratta dall’archivio Kansas City Stories.

18. Riportata nel testo: Kennett Gullotta, cit., p. 39.

19. La vignetta è pubblicata in: Salvatore J. LaGumina, cit., p. 8.

20. La vignetta è pubblicata in: Salvatore J. LaGumina, cit., p. 6.

21. Immagine tratta dal Museo dell’emigrazione italiana on line all’indirizzo (al momento non più accessibile) http://www.museoemigrazioneitaliana.org/la-vita-sociale/storie-di-intolleranza/

22. Tommy Boccafucci. Italian Joke Box. New York, Belmont Tower Books, 1975.

23. Immagine tratta dal sito Agarrate Catalina Tango.

24. Gian Antonio Stella. L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi. Milano, Rizzoli, 2003.

25. Patrizia Salvetti. Corda e sapone. Storie di linciaggi di italiani negli Stati Uniti. Roma, Donzelli editore, 2003.

26. L’archivio storico del settimanale è consultabile e scaricabile dalla California State Library accessibile attraverso Internet Archive. Le immagini pubblicate sono state tratte da questo archivio.

27. L’immagine è tratta dall’archivio Wikimedia Commons.

28. Immagine tratta dall’archivio della Yale University Library.

29. Gian Antonio Stella, cit.

30. Patrizia Salvetti, cit.

31. Immagini tratte da: Patrizia Salvetti, cit.

32. Si veda la ricostruzione riportata in: Il linciaggio dimenticato dei siciliani, La Repubblica, 25 Agosto 2011.

33. Immagine tratta dall’archivio de Le Petit Journal raccolto nella collezione Gallica.

34. Immagine tratta dal “Fine arts museums of San Francisco”.

35. Immagine tratta dal “Fine arts museums of San Francisco”.

36. L’intera collezione del Nebelsplaten, dal 1875 al 1974, è consultabile e scaricabile dall’archivio elettronico della Swiss electronic academic library. Le immagini della rivista svizzera pubblicate nel testo sono state tratte da questo archivio.

37. La traduzione è ripresa dal sito “Siamo tutti emigranti”.

38. Atti parlamentari. Tornata del 10 Giugno 1901.

39. Immagine tratta dall’archivio del “The day book”.

40. Si veda il sito Fonderia USA.

41. Immagine tratta dall’archivio “The Wast” consultabile attraverso il sito Internet Archive.

42. La vignetta è pubblicata in: Salvatore J. LaGumina, cit., p. 60.

43. Immagine tratta dal sito Immigration History Research Center dell’Università del Minnesota.

44. Immagine tratta dal sito ehistory.

45. Immagine tratta dal sito HERB.

46. Immagine tratta dal sito web Yesterday’s Paper.

47. Immagine tratta dal sito web Sturgis Web Hisotry.

48. Discorso di Bartolomeo Vanzetti pronunciato in tribunale il 19 Aprile 1927 e pubblicato sul sito Cergage Learning EMEA.

49. Immagine tratta dal sito Syracuse University Libraries.

 

 

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