Bibliografia minima

 

 

Vassili Kandinsky. Black and Violet, 1923
Vassili Kandinsky. Black and Violet, 1923

La bibliografia presentata in questa sottosezione è da considerare minima in quanto circoscritta ai testi monografici e ai brani tematici dedicati all’intera vicenda della Repubblica Romana. Sono pertanto esclusi i numerosi contributi apparsi in vari libri e riviste che trattano però aspetti particolari e quelli, pure decisivi, dedicati all’interpretazione generale del Risorgimento. Su quest’ultimo argomento comunque viene proposta una sintesi critica, “Disunità d’Italia: ieri ed oggi”, nella sezione “Attualità” del sito. L’uso di un criterio così restrittivo ha consentito l’elaborazione di una rassegna agile e fruibile anche per un pubblico non specialistico.

Nelle sottosezioni “Libri coevi” e “Altri documenti” sono stati elencati i numerosi scritti pubblicati negli anni immediatamente seguenti la caduta della Repubblica. In massima parte essi possono essere considerati testimonianze dell’epoca piuttosto che ricostruzioni scientifiche degli avvenimenti o interpretazioni critiche. A fronte di questa ampia pubblicistica, negli anni ancora successivi si deve invece registrare un forte calo di attenzione sulla Repubblica Romana. L’Italia liberale era impegnata nell’edificazione di uno Stato monarchico moderno e, a questo fine, non era certo utile ricordare proprio la soluzione alternativa che nella rivoluzione romana aveva trovato una concreta realizzazione. Persino il contenzioso con la Chiesa cattolica veniva sostenuto dalla Stato liberale a prescindere dall’unicità di quella esperienza laica. In sostanza la storiografia liberale non volle e non riuscì ad andare oltre il lavoro di Luigi Carlo Farini (1812-1866) pubblicato nel lontano 1853 e già presentato nella sottosezione “Libri coevi”.

Solo all’inizio del Novecento emerge una storiografia critica che, non a caso, matura in quella cultura anglosassone che aveva mostrato grande attenzione per l’esperienza della Repubblica Romana. Si ricordano in proposito le opere dello storico americano Robert Matteson Johnston (1867-1920)1 e dello studioso liberale inglese George Macaulay Trevelyan (1876–1962)2. Di questo periodo è anche il testo di Giuseppe Leti (1867–1939)3, politico e storico laico che anni dopo morirà in esilio a Parigi.

Durante il fascismo la netta inclinazione di Giovanni Gentile verso il risorgimento popolare fu presto sovrastata dalla scelta del regime di costruire il mito della Grande Guerra e di riscoprire l’epopea della Roma antica mettendo la sordina su tutte le vicende storiche intermedie. Nell’ambito dell’antifascismo una rivalutazione dell’esperienza repubblicana si ebbe negli ambienti di Giustizia e Libertà sul cui periodico si aprì un dibattito anche molto vivace che rimase però circoscritto. E’ comunque dalla cultura laica che, in questo periodo e in quello immediatamente successivo, scaturiscono i testi monografici che ancora oggi sono imprescindibili.

Il libro di Ivanoe Bonomi (1873-1952)4, già riassunto in altra parte del sito, rappresenta il punto di partenza per qualsiasi percorso di lettura. E’ un’opera scritta con passione che però non trascura la descrizione accurata degli eventi ed il giudizio critico consegnandoci una rappresentazione mirabile della vicenda ed un ritratto straordinario del Mazzini uomo di azione. Il testo di Bonomi già contiene, in nuce o esplicitamente, tutti gli argomenti che saranno poi oggetto di approfondimento successivo: l’aspetto sociale o politico della rivoluzione, il carattere francamente democratico o genericamente riformista dell’esperienza, le dinamiche interne allo schieramento democratico, il contrasto tra una tendenza di tipo localistico ed il profilo alto determinato da Mazzini.

Altrettanto fondamentale è l’opera di Domenico Demarco (1912-2008)5,6,7, il primo ad utilizzare esplicitamente la definizione di rivoluzione sociale in riferimento alla Repubblica Romana. A tutt’oggi quella di Demarco rappresenta l’opera strutturalmente più completa per la ricchezza e la profondità dell’analisi sia del contesto economico e sociale che  degli aspetti più strettamente politici.

In anni immediatamente successivi viene pubblicato il libro di Luigi Rodelli8, uomo dallo spirito laico pronunciato, al quale secondo alcuni si deve “la migliore ricostruzione di cui si disponga non tanto sul piano dell’informazione quanto su quello dell’analisi delle non sempre lineari dinamiche interne al patriottismo romano e nazionale del tempo” (Giuseppe Monsagrati. La Repubblica Romana del 1849. In: Almanacco della Repubblica, a cura di Maurizio Ridolfi. Bruno Mondatori, Milano, 2003, pp 95-96”).

In questi anni emerge un altro autore importante, Alberto Maria Ghisalberti (1894-1986)9, che darà un impulso per certi aspetti decisivo agli studi sulla Repubblica Romana sottolineandone il carattere politico più che sociale e rilevando tutta la distanza che separa l’idea mazziniana di una rivoluzione nazionale dal progetto più limitato che sembra emergere dall’Assemblea Costituente. Per una sintesi critica del pensiero di Ghisalberti si veda il lavoro di Marco De Nicolò (Gli studi sulla Repubblica Romana negli ultimi cinquanta anni. In: Rassegna storica del Risorgimento, anno LXXXVI, n° 4, 1999, pp. 115-150).

Nel secondo dopoguerra le culture politicamente dominanti, la cattolica e la marxista, hanno finito  per trascurare la vicenda della Repubblica Romana. Nelle loro interpretazioni prevalenti il Risorgimento avrebbe sofferto di difetti non emendabili: l’umiliazione cattolica, l’estraneità delle masse popolari, l’incomprensione della questione sociale come definita da Gramsci. Questo atteggiamento spiega la scarsità dei testi pubblicati in Italia sulla Repubblica Romana nel secondo dopoguerra. Sul versante marxista non mancano comunque le interpretazioni originali, come quelle certamente empatiche cui giunge Franco Della Peruta (1904-2012)10 nei suoi numerosi studi sul movimento democratico italiano. Più ortodossa rispetto all’imprinting gramsciano, ma per certi aspetti innovativa quando rivaluta l’aspetto sociale, l’interpretazione di Giorgio Candeloro (1909-1988)11 nel volume dedicato alla rivoluzione nazionale.

Straordinariamente silente la cultura cattolica, in sostanza rimasta ancorata alla pubblicistica degli anni immediatamente successivi la vicenda e al meglio riassunta da Giuseppe Spada (1796-1867) nell’opera postuma pubblicata nel lontano 1869 e già presentata nella sottosezione “Libri coevi”. Ad essa, non a caso, continuano a fare riferimento gli autori cattolici contemporanei come Giacomo Martina (1924-2012)12. E’ rimasta invece inascoltata la voce di un grande pensatore cattolico, Igino Giordani (1894-1980)13. Nella commemorazione del centenario della Repubblica Romana, avvenuta alla Camera dei Deputati il 9 febbraio 1949, Giordani interveniva in un dibattito molto acceso per riconoscere a Mazzini il ruolo di padre della patria anche, ma oltre, gli accenti religiosi del suo pensiero. Nel suo discorso, fortemente ispirato, egli individuava due principi: quello egualitario espresso da Mazzini nel binomio “Dio e popolo” e quello libertario attribuito ai padri della Chiesa e sintetizzato dal binomio “Dio e libertà”. Due principi che Giordani giudicava compatibili e di cui anzi auspicava la composizione. Quelle parole anticipano, in chiave religiosa, la base dell’analisi che anni dopo compirà Bobbio sul dualismo tra libertà ed uguaglianza (Liberalismo e Democrazia. Simonelli, Milano, 2006). La grande intuizione di Igino Giordani era particolarmente feconda ed avrebbe potuto costituire l’impulso di un nuovo filone storiografico di matrice cattolica. Ma così non è stato. In omaggio alla originalità del suo pensiero sia consentito l’inserimento di Igino Giordani nella bibliografia minima in deroga al criterio restrittivo scelto per la sua composizione.

Il centocinquantesimo anniversario della Repubblica Romana e poi quello dell’Unità d’Italia hanno rappresentato l’occasione per ulteriori approfondimenti. Sui risultati raggiunti di recente dalla ricerca storica si segnala il volume di Marco Severini, corredato di un’accurata bibliografia14. Esso inoltre è utile a colmare le lacune di una bibliografia minima che ha escluso contributi non sistematizzati in maniera da offrire un’interpretazione complessiva dell’esperienza repubblicana ma comunque importanti. Si riporta uno stralcio dell’introduzione del libro di Severini: “In sostanza, quattro sono le linee guida e al contempo le proposte interpretative di questo libro: l’autonomia e la differenza della Repubblica romana rispetto a qualsiasi altra esperienza del biennio 1848-1849; la capacità propria del regime repubblicano e democratico del 1849 di attuare un processo di politicizzazione nuovo e moderno; la centralità dell’azione mazziniana nella vicenda repubblicana, in quanto l’unica capace di conferire un carattere nazionale e rivoluzionario agli eventi in corso, senza perciò negare le complesse origini della Repubblica e l’apporto romano alla sua nascita; il profondo significato culturale e storico che assunse l’inevitabile sconfitta della Repubblica — inevitabile a causa dell’isolamento internazionale e del mancato coordinamento del movimento democratico italiano — non solo nel 1849, ma attraverso un lungo viatico della storia italiana; l’importanza, di conseguenza, della memoria della Repubblica, che divenne uno dei miti fondativi del Risorgimento democratico.”

 

1 Robert Matteson Johnston. The roman theocracy and the republic. New York, MacMillan, 1901.

2 George Macaualay Trevelyan. Garibaldi e la difesa della Repubblica Romana. Zanichelli, Bologna, 1908.

3 Giuseppe Leti. Roma e lo Stato Pontificio dal 1849 al 1870. Note di storia politica. Tipografia dell’Unione, Roma, 1909.

4 Bonomi Ivanoe. Mazzini Triumviro della Repubblica Romana. Einaudi, Torino, 1940.

5 Domenico Demarco. Una rivoluzione sociale. La Repubblica Romana del 1849. Mario Fiorentino editore, Napoli, 1944. Ristampa a cura delle Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1992.

6 Domenico Demarco. Pio IX e la rivoluzione romana del 1848. Saggio di storia economico-sociale. Società Tipografica modenese, Modena, 1947. Ristampa a cura delle Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1992.

7 Domenico Demarco. Il tramonto dello Stato pontificio. Il papato di Gregorio XVI. Einaudi, Torino, 1949. Ristampa a cura delle Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1992.

8 Luigi Rodelli. La Repubblica Romana del 1849. Con appendice di documenti. Domus Mazziniana, Pisa, 1955.

9 Alberto Maria Ghisalberti. Roma da Mazzini a Pio IX. Ricerche sulla restaurazione papale del 1849-1850. Giuffrè, Milano, 1958.

10 Franco Della Peruta. I democratici e la rivoluzione italiana. Feltrinelli, Milano, 1974.

11 Giorgio Candeloro. Storia dell’Italia Moderna. Volume III. La Rivoluzione Nazionale 1846-1849. Feltrinelli, Milano, 1995.

12 Giacomo Martina. Pio IX (1846-1850). Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1974.

13 Igino Giordani. Discorso alla Camera dei Deputati in occasione del centenario della Repubblica Romana (seduta del 9 febbraio 1949). Resoconto stenografico.

14 Marco Severini. La Repubblica romana del 1849. Marsilio, Venezia, 2011.

  

Tivoli, 23 Dicembre 2012

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