Alle origini del repubblicanesimo: polis e bene comune in Aristotele

 

 

Ritratto di Aristotele, conservato a Palazzo Altaemps, Roma. Marmo, copia romana di un originale greco di Lisippo (330 a.C. ca.); il mantello in alabastro è un'aggiunta moderna. Dalla collezione Ludovisi.
Ritratto di Aristotele, conservato a Palazzo Altaemps, Roma. Marmo, copia romana di un originale greco di Lisippo (330 a.C. ca.); il mantello in alabastro è un’aggiunta moderna. Dalla collezione Ludovisi.

Tutto comincia con Aristotele. Almeno per John G. A. Pocock1, lo storico che per primo ha ricostruito la tradizione repubblicana secondo un canone che ha avuto molta fortuna nella storiografia anglosassone contemporanea. Dalla concezione aristotelica di attività politica (civitas), di comunità (polis), di essere umano come animale politico (zoon politikon) che tende per via naturale al bene comune scaturisce l’idea universale di cui avevano bisogno gli umanisti italiani, e segnatamente Machiavelli e Guicciardini, per un rinnovamento culturale radicale. In grado di affrancarsi da un archetipo, quello medievale, di totale soggezione dell’uomo ad un destino ineluttabile e in qualche modo imperscrutabile perché determinato secondo un principio eteronomico. Era necessario, per l’umanesimo italiano, riportare l’uomo al centro della storia e renderlo nuovamente protagonista opponendo una visione alternativa che fosse altrettanto forte perché comunque universale. Così nel rinascimento italiano la riscoperta di Aristotele, e della tradizione romana della res pubblica, consentirà la nascita di una cultura moderna e di una concezione politica basata su un’idea di libertà che troverà la sua naturale espressività formale nell’istituzione repubblicana. Questa stessa idea emigrerà poi nell’Inghilterra della rivoluzione civile e, per il tramite della cultura britannica, nell’America della guerra di indipendenza. Pocock e gli altri storici anglosassoni non vanno oltre la rivoluzione americana. Tuttavia la riflessione non può non estendersi ai riverberi che tale idea di libertà ebbe sulla rivoluzione francese e la democrazia radicale in Europa. Da Aristotele alla democrazia moderna. Questo il percorso del repubblicanesimo. Pocock così descrive il primo passaggio, la riscoperta di Aristotele da parte dell’umanesimo civile italiano2.

“… la rinascita dell’ideale repubblicano operata da umanisti con interessi politici venne a creare il problema di una società in cui la natura politica dell’uomo, quale l’aveva delineata Aristotele, doveva realizzarsi in modo completo …

… Ci sono molti modi di leggere la Politica di Aristotele e questo complica le cose a chi vuole definire con precisione quale parte essa abbia avuto e abbia nella tradizione culturale dell’Occidente. Se la si legge avendo sempre presenti i principali trattati filosofici del suo autore, la Politica è il testo che mette in primo piano il grande tema della legge di natura: l’uomo coglie i valori insiti nella natura e poi cerca di realizzarli nella vita sociale …

Ma quel testo lo si può leggere anche sotto altra luce e cioè partendo dalla convinzione che di lì deriva tutto un insieme organico di teorizzazioni circa il civis e il suo rapporto con la respublica e circa la respublica (o polis), vista come comunità in cui si realizzano per tutti i suoi membri determinati valori. Ed è questo il pregio del testo per cui esso riuscì tanto importante per gli umanisti e per tutti quei pensatori italiani che volevano trovare il modo di rivendicare al vivere civile gli attributi di universalità e di stabilità nel tempo …

Dottrina di Aristotele fu che ogni attività dell’uomo è finalizzata nel senso che essa tende ad un bene teoreticamente identificabile …

… la più alta forma immaginabile di vita umana era per Aristotele quella del civis che governava quale capo della sua casa o famiglia (oikos) e governava ed era governato in quanto membro di una comunità di uguali, che prendevano decisioni vincolanti per tutti. Egli, dunque, aveva parte nella determinazione del bene generale fruendo personalmente dei valori che la società gli rendeva accessibili, contribuendo, intanto, a far si che la sua attività politica rendesse accessibili tali valori ad altri. E poiché tale sua attività politica era connessa con il perseguimento del bene universale (del bene per tutti), era essa stessa un bene di un livello più alto che non quello dei beni o fini particolari di cui un civis, nella sua natura di animale politico, era in grado di fruire; e fruendo poi della civitas (ossia del suo contributo al bene altrui, dei suoi rapporti con altri impegnati come lui a dare tale contributo) egli fruiva di un bene universale e diventava un essere in rapporto con l’universale. Dunque, la partecipazione politica, ossia l’esercizio della civitas, era un’azione di valore universale e la polis era una comunità di valore parimenti universale”.

02 PocockPer una sintesi molto efficace ed accurata della Politica di Aristotele in generale si veda anche il lavoro di Giovanni Giorgini pubblicato nell’Enciclopedia Italiana3. Il pensiero politico aristotelico viene recepito nel rinascimento italiano attraverso un percorso tortuoso (cui non sono estranee le rielaborazioni cristiana ed islamica) e costituisce la base fondamentale della riflessione di Machiavelli. I concetti di vita activa, di virtù e di Repubblica traggono origine da una rielaborazione delle idee politiche di Aristotele operata dal pensatore fiorentino, le cui dinamiche sono presentata in altra parte del sito4.

In questa sede tuttavia si ritiene di doversi soffermare sull’idea di libertà che definisce il repubblicanesimo come tradizione ideale autonoma. Si è detto che, secondo Pocock, il repubblicanesimo nasce da una concezione aristotelica che è fondamentalmente positiva perché fa riferimento ad un’autodeterminazione dell’uomo che può realizzarsi solo all’interno della comunità di riferimento. Secondo Pocock questa è la stigmata fondamentale del repubblicanesimo, in largo anticipo su altre accezioni positive della libertà che verranno proposte nel corso della storia. Nel corso del tempo lo zoon politikon della Polis aristotelica diverrà la virtù civica della Res Publica romana, la vita activa di Machiavelli, la coscienza civile dei rivoluzionari inglese, il patriottismo della guerra di indipendenza americana. A questo elenco si potrebbe aggiungere l’idea di cittadinanza della rivoluzione francese, il dovere civile di Mazzini ed il patriottismo che sarà tanta parte della democrazia radicale dell’Ottocento.

Altri storici anglosassoni, che pure hanno dato un contributo di assoluta rilevanza allo sviluppo di questo filone storiografico, e segnatamente Philip Pettit5 e Quentin Skinner6, sostengono invece che ben presto l’elemento caratterizzante la libertà repubblicana diventa l’assenza di dominio tratta dalla tradizione romana. Una libertà negativa dunque, sebbene ben più larga di quella che diventerà l’idea liberale della semplice non interferenza: un uomo può dirsi veramente libero quando non è soggetto a forme di dipendenza e si trova nella condizione di non poterlo diventare. E la legge perde l’accezione di divieto per divenire garanzia di libertà.

In realtà, a giudizio dell’autore, la concezione repubblicana si compone sia di elementi positivi, la comunità come ambito imprescindibile per l’esercizio della libertà, che di elementi negativi, l’emancipazione da ogni forma di dipendenza. Quello che rende unica e caratteristica l’idea repubblicana è che i due aspetti non diventano antinomici perché, a differenza di quanto accade in altre concezioni, vengono intesi in successione e non opposti in parallelo. Come accade tipicamente nella riflessione mazziniana7 nella quale è centrale, e preliminare, l’idea di unità della patria intesa come comunità di riferimento all’interno della quale poter esercitare il diritto di libertà attraverso il dovere civico. L’indipendenza della nazione e l’emancipazione sociale, cui Mazzini dedicò tanta parte della sua azione politica, diventavano poi necessari per l’affrancamento da ogni forma di dominio.

 

CDL 1 Settembre 2015

 

1. John G. A. Pocock. The machiavellian moment. Fiorentine political throught and the atlantic republican tradition. Princeton University Press, Princeton, 1975. Traduzione italiana: Il momento machiavelliano. Il pensiero fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone. I. Il pensiero politico fiorentino. II. La «repubblica» nel pensiero politico anglosassone. Il Mulino, Bologna, 1980.

2. John G. A. Pocock, cit., p. 7 e pp 175-178.

3. Giovanni Giorgini. La concezione della politica di Aristotele e la democrazia. Enciclopedia Treccani, Treccani.it, 9 Giugno 2010.

4. Democrazia pura. Il Repubblicanesimo di Machiavelli: un’eredità discussa. 1 marzo 2014.

5. Philip Pettit. Republicanism. A theory of freedom and government. Clarendon Press, Oxford, 1997. Traduzione italiana: Il repubblicanesimo. Una teoria della libertà e del governo. Feltrinelli, Milano, 2000.

6. Quentin Skinner. Liberty before liberalism. Cambridge University Press, Cambridge, 1998. Traduzione italiana: La libertà prima del liberalismo. Einaudi, Torino, 2001.

7. Per un approfondimento di questa tematica si veda: Democrazia Pura. Mazzini e i doveri dell’Uomo. 25 Gennaio 2013.

 

 

 

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