Non solo ebrei, eretici e streghe – La storia maledetta dei Cagots

 

 

La storia degli esclusi non finisce mai di sorprendere. Per la necessità di aggiornare continuamente una lista mai completa dei perseguitati ma anche per la futilità dei motivi. Assai singolare è la vicenda dei Cagots, una popolazione di origine sconosciuta che dal Medioevo sino alla fine dell’Ottocento ha vissuto in Francia e Spagna abitando prevalentemente i territori posti a cavallo dei Pirenei, la Navarra e la Gascogna (Figura 1). Ebbene i Cagots, che pure non si caratterizzavano per alcuna specificità rispetto al resto della popolazione, hanno dovuto scontare per secoli una condizione di marginalità sociale e civile che non di rado ha assunto i caratteri della vera persecuzione.

 

Origine

Figura 1. Territori della Navarra e della Gascogna. Immagine, modificata, tratta da Wikipedia.

Sulle origini dei Cagots sono possibili solo delle ipotesi, perlopiù basate sull’etimologia1. Secondo alcuni il termine deriva da cans goth (i cani dei Goti) in quanto queste comunità discenderebbero dagli antichi schiavi dei dominatori Visigoti o direttamente dai Visigoti che le popolazioni conquistate equiparavano sprezzantemente ai cani. Secondo altri invece i Cagots sono gli eredi di quei guerrieri mori che nel corso della Reconquista si erano rifugiati sui Pirenei e che poi si erano convertiti al Cristianesimo. Una conversione di convenienza, operata per sottrarsi alle persecuzioni, e quindi sempre oggetto di diffidenza quando non proprio di ostilità. Altri ancora suppongono una origine ebraica o catara che “giustificherebbe” l’atavica avversione nei loro confronti.

Con tutta probabilità i Cagots derivano dal connubio di più popolazioni come lascia intendere la pluralità dei nomi ad essi attribuiti nel corso del tempo e nei diversi luoghi: Chrestians o Crestias (prima del XVI secolo), Gézitans (a partire dal XVI secolo), Gahets o Capots (Guascogna), Agots (Paesi Baschi). Sulla base dei nomi si possono ipotizzare alcune origini. Il termine Chrestians indicava l’eresia ariana accettata dai Visigoti dai quali secondo alcuni i Cagots sarebbero discendenti. Tuttavia le denominazioni di Crestias, Chrestia o Christianus, pure attribuite a questa comunità, nel bearnese francese erano sinonimi di lebbroso perché i Cagots erano ritenuti portatori di lebbra ma anche untori di peste. Anche altri appellativi (Caqueux, Cacous, Capos, Gaggos) fanno esplicito riferimento alla lebbra. Questo fatto fa pensare che nel corso del tempo i Cagots in qualche modo si fossero mescolati con i lebbrosi con i quali convivevano promiscuamente ai margini dei villaggi. Non a caso i Cagots avevamo altri appellativi (Giézitains, Gésitains, Gésites) che evocano Guéhazi o Gheazi, il servitore del profeta Eliseo, che a causa della sua cupidigia aveva contratto la lebbra. E in questa denominazione si mescolano alcune delle caratteristiche spregevoli attribuite ai Cagots; l’origine ebraica, l’avidità, l’essere portatori di lebbra.

Secondo ipotesi più recenti i Cagots deriverebbero da un’antica corporazione di abili falegnami entrata in conflitto commerciale con il resto della comunità da cui sarebbe scaturita un’ostilità le cui ragioni si persero nel tempo2.

 

 Caratteristiche somatiche

I Cagots furono oggetto di studio da parte dei medici di corte di Enrico IV di Navarra e, più tardi, dei nazisti alla ricerca di caratteristiche genetiche razziali. Otto Rahn, storico ed ufficiale delle SS, sperava di aver trovato nei Cagots i discendenti dei Catari e dunque gli ultimi eredi ariani dell’antica Thule3. Fantasie insensate da occultisti. Come quella che volevano i Cagots figli di Eva e Lucifero.

In realtà non furono mai individuate  nemmeno peculiarità somatiche tipiche e le descrizioni sono in proposito alquanto contraddittorie4 anche perché, con tutta probabilità, risentono del fatto che tra i Cagots fosse diffuso l’ipotiroidismo ed altre malattie carenziali legate alle pessime condizioni di vita cui erano costretti (è noto che nelle popolazioni montane era più frequente il cretinismo da ipotiroidismo per carenza di iodio). Ed infatti alcuni ne hanno descritto fattezze brevilinee e carnagione scura, altri capelli biondi ed occhi azzurri. Secondo uno studio di metà Ottocento sulle “razze maledette” la caratteristica fisica dei Cagots erano i capelli castani e crespi. Insomma un po’ di tutto e, ovviamente, nulla di definito. Ed infatti, a parte le immagini nelle quali sono rappresentate persone affette da patologie varie (Figure 7-9), i Cagots non sembrano avere caratteristiche somatiche particolari (Figure 10-14).

 

Interdizioni e Persecuzioni

In un’epoca, il Medioevo, in cui la religione era il principale motivo di esclusione, la causa prima delle devianze, i Cagots erano cristiani. Ma, per ragioni sconosciute erano considerati reietti da tenere segregati. E, all’occasione, da perseguitare con spietatezza.

Le prime notizie sui Cagots risalgono al XII secolo quando già sono stati ridotti alla condizione di paria e costretti a vivere come una casta di inferiori, gli “intoccabili” di Francia e Spagna. I Cagots venivano accusati di essere untori in occasione delle epidemie di peste o di contagi della lebbra ma anche quando venivano commessi dei crimini comuni essi spesso si trovavano nella condizione di  doversi discolpare. E non di rado finivano sul rogo.

Numerose erano le prescrizioni cui dovevano sottostare che talora assurgevano al rango di vere e proprie leggi come accadeva nella Navarra e nel Bearn del XII e XIII secolo5. Innanzitutto si dovevano rendere riconoscibili cucendo sul petto o sulla spalla una stoffa di colore rosso a forma di zampa d’oca. Inoltre non potevano camminare scalzi, come di solito facevano i poveri,  perché si riteneva che avessero i piedi palmati. E questa era una delle ragioni per le quali nella cultura magica in particolare basca erano considerati figli delle Lamie, sorta di streghe dalle sembianze femminili ma con i piedi a forma di zampe d’oca. In alcuni luoghi dovevano segnalare la loro presenza attraverso l’uso di una raganella di legno.

Potevano entrare nelle chiese solo attraverso una porta laterale di piccole dimensioni che li costringesse ad inchinarsi, usare un’acquasantiera separata, rimanere in disparte sul fondo. Oggi le porte di ingresso riservate ai cagots sono ancora riconoscibili in almeno 60 chiese situate sui Pirenei. La comunione veniva loro data utilizzando cucchiai di legno dal lungo manico che potesse tenerli a debita distanza. Le cerimonie religiose che li riguardavamo potevano svolgersi solo di notte. Non potevano sposarsi con gli altri. Al cimitero venivano seppelliti separatamente. Negli atti del battesimo venivano citati senza patronimico ma solo con un prenome seguito dall’appellativo Chrestians o Cagot.

Vivevano al di fuori dei villaggi, nelle grotte o sui monti. Nelle città abitavano quartieri ad essi riservati che erano spesso antichi lebbrosari. Non potevano svolgere mestieri che determinavano il contatto con terra ed acqua, ritenuti veicolo della lebbra di cui erano considerati portatori. Da qui il divieto di coltivare e l’obbligo di utilizzare fontane riservate. Potevano invece maneggiare il legno tanto che molti erano divenuti abilissimi falegnami, bottai, muratori, carpentieri. Molto praticata la metallurgia per cui il mestiere del fabbro era molto diffuso. Benché non potessero utilizzare strumenti da taglio, gli uomini potevano fare i chirurghi e le donne le ostetriche. Altri divennero esperti nella tessitura e nell’arte di intrecciare vimini e corde. Per il loro lavoro venivano pagati in natura e quindi erano anche esentati dalle imposte.

Con tutta probabilità contribuiva all’emarginazione anche la diffusione nella comunità del cretinismo endemico da carenza di iodio, tipico delle popolazioni montane. D’altronde l’isolamento cui erano costretti e la endogamia obbligata favorivano la consanguineità e la comparsa di malattie genetiche. Ma nonostante tutto queste comunità continuarono a sopravvivere. Si calcola che nel XVI secolo i Cagots costituissero il 10% della popolazione locale.

 

Storia minima

Il riscatto dei Cagots fu un percorso lunghissimo e di fatto mai terminato perché essi non riusciranno mai ad emanciparsi ma solo a scomparire confondendosi in mezzo agli altri6. Risale al 1514  il primo atto di resistenza dei Cagots della Navarra che ritennero di rivolgersi al Pontefice, Leone X, per vedere riconosciuti i propri diritti di cristiani.  Il Papa emanò una bolla nella quale si imponeva la pari dignità di tutti i fedeli che rimase di fatto lettera morta. Nonostante l’appoggio del clero e del potere civile, l’immaginario popolare e di conseguenza l’atteggiamento delle autorità locali rimasero sempre ostile ai Cagots. Successivamente fu il Re Sole che con un decreto reale ritenne di abolire formalmente prescrizioni e divieti cui i Cagots erano sottoposti ma anche in questo caso la volontà delle autorità fu sovrastata dal pregiudizio diffuso. Anche Montesquieu, nel parlamento di Bordaux, si occupò della questione dei Cagots, rivendicando per loro una condizione di piena uguaglianza.

Nel corso della rivoluzione francese, si narra che i Cagots ne approfittassero per distruggere i documenti che li riguardavano e in virtù dei quali vivevano un regime di segregazione rispetto al resto della popolazione. Tuttavia, nel 1847, queste comunità esistevano come dimostra il fatto che la voce “Cagoti” dell’Enciclopedia italiana, pubblicata in quell’anno, terminava con la frase: “…appena in qualche angolo dell’occidente e del mezzodì della Francia si trova qualche piccolo avanzo di tali genti  perseguitate”7.  In realtà, secondo un testo francese sulla storia delle “razze maledette”, nel 1847 i Cagots erano in Guascogna e Navarra ancora 10.0008. Con tutta probabilità solo verso la fine dell’Ottocento l’esodo dalle campagne, l’industrializzazione e l’urbanizzazione di massa determinarono un rimescolamento generale della popolazione che consentì loro di integrarsi definitivamente. O, secondo alcuni punti di vista, di annullarsi e scomparire.

Gli ultimi superstiti individuati, nel biennio 1937-1938 saranno oggetto di esperimenti pseudo-scientifici da parte dell’antropologo tedesco Eugen Fisher, uno dei principali teorici dell’eugenetica nazista. Successivamente i Cagots proveranno l’orrore del campo di concentramento di Gurs, in Francia9. Ancora nel 1962 il settimanale francese “Point de vue, Images du Monde” sarà capace di pubblicare un reportage, dal titolo “Con gli ultimi Cagots”10, nel quale si riportano foto di Cagots che sono probabilmente persone affette da malattie carenziali. In realtà di quelle antiche comunità oggi rimane ben poco. Anche nella memoria. Perché, come sostiene forse l’unica persona oggi al mondo disposta a rivendicare la discendenza Cagots “i francesi si vergognano di quello che ci hanno fatto e noi ci vergogniamo di quello che siamo stati”11.

 

Ma perche?

Se l’origine dei Cagots rimane misteriosa e la loro storia misconosciuta, pure  da chiarire  sono le ragioni della segregazione permanente e delle persecuzioni ricorrenti che essi dovettero patire. Le lacune storiografiche, con riferimento in particolare agli inizi della vicenda, non consentono di identificare il “trigger” dell’esclusione sicché non si può andare oltre le considerazioni di carattere generale.

Sotto questo profilo può essere d’aiuto lo studio dei meccanismi che in epoca medievale si innescavano di fronte ad  eventi gravi e che conducevano a fenomeni di isteria collettiva che poteva placarsi solo attraverso l’esercizio di una violenza rituale sul capro espiatorio12.  Così nell’immaginario popolare dell’epoca le carestie, le epidemie di peste, la diffusione della lebbra erano il risultato di una cospirazione messe in atto dalle razze “maledette” (a seconda dei casi ebrei, eretici, streghe, cagots). Si trattava di comunità o singole persone la cui malvagità trovava espressione somatica visibile nella deformità e nella bruttezza fisica. Erano le razze maledette che cospiravano contro il popolo buono allo scopo indurre miseria, malattia e degrado morale per facilitare così la vittoria delle forze oscure. E’ il sacrificio del capro espiatorio che ripristina l’equilibrio turbato e consente il ritorno alla normalità.

Da sottolineare il fatto che i Cagots, come d’altronde anche le altre minoranze sfruttate come capro espiatorio, non venivano sterminati ma utilizzati nel momento in cui bisognava esorcizzare il terrore popolare. La vittima infatti doveva essere sufficientemente vicina al popolo ma esterna ad esso, sostituibile, riconoscibile nella sua diversità. Per questo i Cagots venivano tenuti ai margini dei villaggi o segregati in alcuni quartieri delle città, sorta di allevamenti cui attingere in caso di necessità. La loro maledizione diventava ontologica e non più legata ad una colpa ormai non più riconoscibile. O, se si preferisce, frutto semplicemente della banalità del male.

 

CDL, 1 Dicembre 2018

 

  1. La maggior parte delle informazioni sulle origini sono tratte dalla voce “Cagots” di Wikipedia, ad eccezione di quelle espressamente attribuite ad altre fonti.
  2. Sean Thomas. The last untouchable in Europe. Indipendent, 28 July 2008. La traduzione  dell’articolo su: L’ultima intoccabile d’Europa, Il marchio di Caino, 18 Settembre 2010.
  3. Enrica Perucchietti e Paolo Battistel. I figli di Lucifero. Il segreto perduto della stirpe dei Cagots.  Torino, Edizioni L’età dell’acquario, Lindau, 2015.
  4. Sean Thomas, cit.
  5. Le informazioni riportate in questo paragrafo, quando non diversamente attribuite, sono tratte dalla fonte: Sean Thomas (cit.).
  6. Enrica Perucchietti e Paolo Battistel, cit., pp 31-38.
  7. Cagoti. In: Enciclopedia Italiana e Dizionario della Conversazione. Vol. V. Venezia, Tasso Girolamo tip., 1842, pp 106-107.
  8. Francisque Michel. Histoire des races maudites de la France et de l’Espagne (Storia delle razze maledette di Francia e Spagna). Parigi, A. Franck, 1847.
  9. Enrica Perucchietti e Paolo Battistel, cit., p. 23.
  10. Les cagots à Montgaillard et dans les Hautes-Pyrénées. loucrup65.fr.
  11. Sean Thomas, cit.
  12. Forse la parte più interessante del libro di Enrica Perucchietti e Paolo Battistel è proprio quella che, anche attraverso il riferimento ad altri autori, ricostruisce i meccanismi generali che hanno reso vittime i Cagots. Questa ricostruzione è svolta perlopiù alle pp 8-16 (Introduzione)  e alla p. 152.

 

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