Derinkuyu, la scoperta che stupì il mondo

 

 

Accadeva nel 1963 a Derinkuyu, una popolosa città dell’Anatolia centrale. Un abitante del luogo stava ampliando la propria casa quando abbattendo un muro del seminterrato scoprì l’ingresso ad una vera e propria città sotterranea, estesa per 460 km quadrati, strutturata su 18 livelli che penetravano sino a 60 metri di profondità e costituita da camere adibite a vari usi (bagni, dimore, stalle), condotti per l’areazione, sistemi di scolo delle acque, magazzini per la conservazione degli alimenti, cantine, una riserva d’acqua naturale utilizzabile attraverso un pozzo che attingeva direttamente alla falda sotterranea. Un sistema di chiusura basato su grandi e pesanti (oltre 200kg) ruote di pietra movimentate da pali di legno consentiva di isolare la città. Al secondo piano si trova l’unica stanza con volta a botte che si ritiene potesse essere una scuola religiosa all’interno della quale si aprivano altre camere che fungevano da studi. Ai livelli inferiori si trova una chiesa con pianta a croce.

Si calcola che il complesso ipogeo, nel suo pieno sviluppo, potesse ospitare sino a 20.000 persone e fosse in grado di rimanere indipendente dai rifornimenti esterni per tre mesi. Derinkuyu è l’insediamento più vasto di un complesso molto esteso di costruzioni ipogee e città sotterranee, circa 200, disseminate nel terreno tufaceo della Cappadocia1.

Figura 5 (vedi didascalie)

Civiltà rupestri ipogee sono diffuse non solo nell’area del Mediterraneo ma si incontrano in ogni parte del mondo, dall’Asia all’America, laddove le caratteristiche del territorio e del sottosuolo hanno permesso lo sviluppo di costruzioni “in negativo”. In linea generale queste sono dedicate a funzioni culturali o pratiche: sepoltura, culto, conservazione degli alimenti, scorte di acqua. Più raramente le costruzioni ipogee furono destinate all’uso abitativo (tra queste Matera). La Cappadocia è l’area nella quale l’uso di scavare abitazioni nel sottosuolo ha assunto le massime dimensioni finendo per costituire un fenomeno di antropizzazione unico al mondo2. In nessun’altra parte del mondo l’uomo ha costruito complessi ipogei così estesi, strutturati ed intimamente connessi tra loro. Forse perché essendo un territorio aperto e di passaggio, la Cappadocia fu sempre particolarmente esposta a scorrerie, incursioni, invasioni. Al punto che le popolazioni furono costrette a sviluppare sistemi di fortificazione e rifugi particolarmente protetti.

Origine e storia di Derinkuyu sono incredibilmente ancora poco conosciuti. Questo, di per sé, è già un evento straordinario perché un complesso di tali dimensioni e così strutturato non poté essere costruito in così breve tempo da non lasciare memoria. Con molta difficoltà, e solo per grandi linee,  è stato possibile ricostruire la storia del luogo.

I livelli superiori dell’insediamento furono ricavati già in epoca paleolitica ma le operazioni di scavo probabilmente proseguirono nel corso del regno ittita (2000-700 a.C) per ricevere un impulso ulteriore quando i Frigi dovettero difendersi dagli Assiri costruendo un sistema di fortificazione sotterraneo (VIII secolo a.C.). La città continuò ad estendersi per secoli e raggiunse il pieno sviluppo a partire dal VI secolo d.C. quando iniziò ad essere utilizzata come riparo per un lunghissimo periodo di tempo3,4. Infatti, il fattore geografico che caratterizzava la Cappadocia, l’essere un crocevia, favorì l’insediamento di minoranze religiose cristiane che però dovettero sempre proteggersi rispetto al potere dominante. Infatti, dal I al II secolo d.C. la Cappadocia diventa meta dei cristiani e degli gnostici che fuggono dalle persecuzioni subite nei territori di origine. Dal V secolo d.C, entra a far parte dell’impero bizantino subendo anche le persecuzioni iconoclaste. Per secoli si trasforma in teatro di scontri continui tra le armate bizantine e quelle arabe (629-1169). Questi eventi costituirono l’impulso all’ampliamento ulteriore del complesso ipogeo che, con tutta probabilità, fu sfruttato come rifugio anche in seguito, durante la dominazione selgiuchide  e poi dal XIV, secolo quando il territorio fu oggetto di incursioni da parte dei mongoli, e sino al XX secolo a seguito delle repressioni ricorrenti messe in atto dagli ottomani. Quando, nel 1923, con il trattato di Losanna, i cristiani dell’Anatolia ripararono in Grecia, la città fu abbandonata, i suoi ingressi rimasero celati, la memoria si perse.  Sino alla scoperta occasionale del 1963.

 

CDL, 9 settembre 2020

 

  1. Per una rassegna generale sull’argomento si veda: Bertucci Gianluca, Roberto Bixio, Mauro Traverso (a cura di). Le città sotterranee della Cappadocia. Erga edizioni, 1995.
  2. Roberto Bixio. La cultura rupestre nell’area mediterranea e in Cappadocia. In: Bertucci Gianluca, Roberto Bixio, Mauro Traverso (a cura di). Le città sotterranee della Cappadocia. Erga edizioni, 1995, pp. 18-30.
  3. Roberto Bixio. La datazione degli insediamenti sotterraneo cappadoci: considerazioni sui riferimenti storici. In: Bertucci Gianluca, Roberto Bixio, Mauro Traverso (a cura di). Le città sotterranee della Cappadocia. Erga edizioni, 1995, pp. 33-40.
  4. Matteo Rubboli. Derinkuyu: l’Incredibile Città Sotterranea della Turchia. Vanilla Magazine, 1 Aprile 2015.

 

Didascalie delle figure:

Figura 1. Mappa dell’antica Asia minore. Immagine tratta da www.alamy.it.
Figura 2. Immagine tratta da www.polesine24.it.
Figura 3. Immagine tratta da Wikimedia commons.
Figura 4. Immagine tratta da Wikimedia commons.
Figura 5. Immagine tratta da viagginaza.com.
Figura 6. Immagine tratta da www.objectsmag.it.
Figura 7. Immagine tratta da www.objectsmag.it.
Figura 8. La scuola. Immagine tratta da www.vanillamagazine.it.
Figura 9. Immagine tratta da www.vanillamagazine.it.
Figura 10. Una porta macina utilizzata per chiudere i corridoi. Immagine tratta da www.vanillamagazine.it.

 

 

 

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