La follia dei tulipani: storia della prima bolla speculativa

 

 

Accadde in Olanda, quattrocento anni fa, ed il bene oggetto della speculazione fu il bulbo di tulipano, un genere considerato allora di gran lusso1.

In Olanda i tulipani erano stati importati dalla Turchia nella seconda metà del Cinquecento. Ben presto se ne era diffusa la coltivazione ed era iniziata la selezione delle varietà meno comuni, considerate talmente pregiate da diventare un vero e proprio bene di lusso. Al punto che gli esemplari più rari erano ostentati nelle scollature delle signore alla stregua di veri e propri gioielli. Nei primi decenni del Seicento, la passione per questo fiore si era così diffusa che i prezzi era saliti a livelli molto alti. Quanto in profondità la pregevolezza dei tulipani impressionò l’immaginario generale è rappresentato magnificamente nel romanzo di Alexandre Dumas, “Il tulipano nero”, centrato proprio sulla ricerca impossibile di un fiore di colore nero e ambientato proprio nel Seicento olandese.

Il tulipano può riprodursi per seme o attraverso i bulbi o meglio i bulbilli figli che ne scaturiscono per gemmazione. Nel primo caso occorrono diversi anni prima che possa sbocciare il fiore. Nel caso di riproduzione attraverso i bulbilli trascorrono invece un paio d’anni prima che cresca il fiore (il tempo dipende comunque dalle dimensioni del bulbillo). Le varietà più ricercate, quelle caratterizzate da petali con screziature a forma di piuma o di fiamma, si scoprì in seguito che erano quelle affette da virus del mosaico che ne rallentava la crescita e ne comprometteva talora la sopravvivenza. E questo rendeva conto del fatto che fosse ancora più difficile coltivarle.

Figura 1. Indice dei prezzi del tulipano. Immagine tratta dal sito silarosejardins.blogspot.com.

A rendere dunque preziose le varietà più rare contribuì la ridotta offerta in particolare degli esemplari più ricercati. Così negli anni venti del Seicento, già prima della bolla speculativa, un singolo bulbo della varietà allora più rara, quella denominata Semper Augustus, che peraltro era prodotta da un solo coltivatore, era arrivato a costare sino a 3.000 fiorini quando in Olanda la paga media di un lavoratore comune era di circa 150 fiorini l’anno ed un abile falegname guadagnava al massimo 250 fiorini l’anno. Un Rembrandt poteva costare 1.650 fiorini. Peraltro ad eccellere nel commercio dei tulipani era una nobile famiglia di origine veneta, i Della Borsa, ormai stabilitisi in Olanda con il nome di Van der Beurse (o Bourse), da cui sembra origini la definizione di borsa dei valori2.

Comunque per molti anni, le transazioni avvenivano al momento della fioritura ovvero quando era possibile verificare la qualità del fiore. Ma per poter estendere il mercato all’intero corso dell’anno ben presto divennero i bulbi gli oggetti della compravendita. Era il Secolo d’oro dell’Olanda che proprio in quel periodo stava volgendo a proprio vantaggio la guerra di indipendenza dalla Spagna, era sede di uno straordinaria fioritura culturale ed aveva acquisito la supremazia del commercio mondiale. Nelle città delle Sette Province Unite si comprava e si vendeva di tutto ed immensa era la liquidità da reinvestire. Così nel 1634 si diffuse la pratica di acquistare i bulbi, in anticipo rispetto alla fioritura. Erano nati i primi futures, contratti a termine di cui si pagava solo un acconto rinviando alla scadenza un saldo prefissato (e non legato alle oscillazioni del mercato e quindi alla variabilità dei prezzi). In realtà i contratti venivano rivenduti ben prima della scadenza e questo determinava una lunga fila di contraenti tutti legati all’ultimo, quello che avrebbe poi dovuto onorare l’impegno materialmente. L’inadempienza dell’acquirente finale avrebbe quindi trascinato con sé una lunga catena di contraenti. Un rischio reale dal momento che le corporazioni dei mercanti e dei coltivatori non controllavano né la solvenza dei compratori né il possesso del bene da parte del venditore. Anzi di regola si rivendevano i contratti senza realmente possedere il bene (in questo caso i bulbi) a prezzi sempre maggiori rispetto a quelli di acquisto. E uno stesso contratto poteva passare di mano decine di volte al giorno. Le contrattazioni non avvenivano più nei campi, di fronte al prodotto, ma in aste che si tenevano in luoghi pubblici o privati, comprese le taverne che divennero centri di compravendita di primaria  importanza.

Figura 2. La follia dei tulipani. Jean Léon Gérôme, 1882, 65,4 cm x 100 cm. Immagine tratta da Wikipedia. Un nobile protegge con le armi una fioritura eccezionale mentre i soldati distruggono i raccolti per ridurre l’offerta e calmierare il mercato.

E così che nacque la prima bolla speculativa, un evento finanziario nel quale la differenza tra prezzo e valore reale di un bene si amplia sempre di più per la convinzione diffusa che i prezzi possano solo salire e che, di conseguenza, la continua compravendita sia sempre vantaggiosa. Il fenomeno è alimentato dall’entusiasmo illusorio degli investitori e non da una stima realistica del valore del bene. Sul finire del 1636 e nel gennaio 1637 i prezzi salirono a livelli elevatissimi. Un bulbo di Semper Augustus raggiunse la cifra record di 6.000 fiorini3. Un cronista dell’epoca riportava che nel gennaio 1637 un tulipano il cui prezzo risultava pari a 3.000 fiorini poteva essere scambiato con “8 maiali grassi, 4 buoi grassi, 12 pecore grasse, 24 tonnellate di grano, 48 tonnellate di segale, 2 botti di vino” 4.

Figura 3. Ambrosius Brueghel, Natura morta con fiori, 1660 – 1665 ca., Olio su tavola, 12,5×26,5 cm. Immagine tratta dal sito www.bitculturali.it/.

Il crollò arrivò improvviso nel febbraio 1637. Gli investitori più avveduti compresero che la corsa al rialzo dei prezzi era stata così impetuosa che prudentemente conveniva rivendere senza più comprare. Le prime cessioni suscitarono un effetto domino e si innescò la corsa questa volta al ribasso. Sulla base della ricostruzione di Earl A. Thompson il fattore decisivo fu invece la legge che il Parlamento olandese approvò all’inizio dell’anno 1637  in virtù della quale le obbligazioni stipulate in data successiva al 30 novembre 1636 venivano trasformate in contratti di opzione5. Questo voleva dire che alla scadenza, l’acquirente non era obbligato a saldare quanto pattuito ma poteva indennizzare il venditore pagando in sostanza una penale pari al 3,5%. Sembra che gli speculatori, prima dell’approvazione della legge ma essendo informati di quanto sarebbe accaduto,

 

Figura 4. Jan Brueghel il Giovane, satira della mania dei tulipani, 1640. Le scimmie vestite con abiti lussuosi rappresentano i ricchi e sciocchi mercanti che investono somme ingentissime nel mercato dei tulipani. Immagine tratta dal sito www.traderpedia.it.

investirono ingenti somme. Quando la legge sarebbe divenuta operativa, gli acquirenti non avrebbero avuto convenienza ad onorare il contratto ma avrebbero senz’altro preferito pagare la penale. Così iniziò a scendere il valore dei beni e dei contratti. In sostanza la fine della tulipanomania sarebbe stata decretata da una risposta razionale, ancorché spietata, alle modificate condizioni contrattuali. Sotto questo profilo, sostiene Thompson, non si può parlare nemmeno di una vera e propria bolla speculativa. Secondo alcuni la legge era stata approvata su proposta della Gilda dei fioristi, tenutasi il 24 febbraio 1637, con la quale si intendeva  garantire i produttori rispetto al rischio di non vedere onorati i contratti al momento della scadenza. Insomma un’azione intenzionale messa in atto per raggiungere uno scopo, generò conseguenze non volute e di segno contrario. Secondo altri invece non fu affatto una caso classico di “eterogenesi dei fini” ma la trasformazione dei contratti da futures a options fu decretata dal Parlamento olandese per la fortissima pressione degli investitori tedeschi che, a seguito delle vicende della guerra dei trent’anni, versavano in gravi difficoltà finanziarie6.

Ad ogni modo i prezzi dei bulbi crollarono e le conseguenze furono disastrose per tutti: gli acquirenti si ritrovarono con contratti che non riuscivano a rivendere e che non potevano onorare alla scadenza ed i venditori si vedevano indennizzati con piccole penali. La bolla dei tulipani deflagrò precipitosamente. In brevissimo tempo i prezzi dei bulbi crollarono trascinando alla rovina moltissimi operatori di mercato. Si concludeva così miseramente la prima speculazione finanziaria della storia.

Figura 5. Prezzi standard per i contratti dei bulbi. Mancano i valori compresi tra il 9 febbraio e il 1º maggio e pertanto l’andamento esatto del ribasso non è noto.

In data 11 febbraio 2008, il New York Times scriveva: “Non è possibile che nel sofisticato e computerizzato ventunesimo secolo ci possiamo trovare a sperimentare lo stesso tipo di panico finanziario – lo stesso genere di dissennatezza  finanziaria – che ha colpito l’umanità al tempo della mania dei tulipani del 1630. E’ mai possibile?”. Sì, in tutta evidenza è possibile  che l’uomo non impari dai propri errori7.

 

 

CDL, 1 giugno 2020

 

  1. Salvo diversa indicazione le informazioni contenute nel testo sono tratte dall’articolo: Bruno Codenotti. La mania dei tulipani, Sapere, 2013. Un approfondimento dettagliato sulle crisi finanziarie, dalla speculazione dei tulipani alla questione del debito sovrano del biennio 2010-2011, è riportato nel sito della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob).
  2. Il fiore che fece impazzire gli uomini. Traderpedia, 10 giugno 2013.
  3. Roberto Petrini. La follia dei tulipani olandesi: così è nata la prima bolla speculativa della storia. La Repubblica, 30 Novembre 2017.
  4. La bolla dei tulipani. A cura della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob), visualizzato il 12 luglio 2019.
  5. Earl A. Thompson. The tulipmania: fact or atifact? Public choice, vol. 130, 1–2, 2007, pp. 99–114, DOI 10.1007/slll27-006-9074-4.
  6. Roberto Petrini. La follia dei tulipani olandesi: così è nata la prima bolla speculativa della storia. La Repubblica, 30 Novembre 2017.
  7. L’informazione è riportata nel testo citato di Codenotti, cit.

 

 

 

 

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