Satira politica
La satira politica serve a “illuminare”, coprendoli di ridicolo, quegli aspetti della politica che contrastano con il sentire comune di cui l’autore si fa interprete.
La satira politica serve a “illuminare”, coprendoli di ridicolo, quegli aspetti della politica che contrastano con il sentire comune di cui l’autore si fa interprete.
Se è vero che la satira è sempre militante, è altresì vero che per essere efficace deve saper incontrare un sentimento diffuso oltre la propria parte.
Honoré Daumier è uno dei più grandi caricaturisti dell’Ottocento, periodo nel quale la satira si definisce ulteriormente sul piano formale e assume una esplicita connotazione politica ricevendo continui impulsi creativi dai grandi avvenimenti storici che si susseguono nel secolo.
Il merito grande di Goya sta nel creare il mostruoso verosimile. Questa forza dirompente del Goya si esprime soprattutto ne “I Capricci”, la prima e più nota serie incisoria.
La caricatura, intesa come alterazione formale della figura con intento propriamente satirico, è un’arte antica i cui esordi possono essere ricostruiti attraverso tre fonti principali: gli ostrakon egiziani, i vasi greci, i graffiti pompeiani.
Dal primo atto di pirateria editoriale, nel 1531, nasce la vignetta moderna: la intrigante vicenda degli “Emblemata” di Andrea Alciato.
L’ironia nelle caricature del Bernini tra empatia e irriverenza verso i potenti.
Derisioni ed offese, i linciaggi, la questione sociale e gli aspetti politici attraverso l’immaginario espresso dalla vignettistica.
Tutti gli integralismi religiosi accusano la satira di blasfemia. Perché la satira non è nemmeno concepibile all’interno della fede. Ma anche perché se ne teme la potenza creativa sul piano intellettuale e la carica dirompente sotto il profilo politico.
Nella commemorazione dell’eccidio del Charlie Hebdo la satira piange. Poche, anche se geniali, le note ironiche mentre prevale nettamente l’identificazione empatica con le vittime.